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7 Marzo 2008

Una proposta di legge contro la violenza sulle donne
Comunicato

Castelfidardo è stata la prima tappa del tour di presentazione della proposta di legge regionale “interventi contro la violenza sulle donne” . Un documento sul quale si è aperto un percorso di consultazione sul territorio, perché sia conosciuto e condiviso prima che torni in Consiglio – riveduto e corretto – per l’approvazione definitiva che ci si auspica avvenga prima della sosta amministrativa estiva. L’incontro promosso dalla Provincia di Ancona con il patrocinio della Regione e dell’Amministrazione fidardense, si è svolto ieri presso il Salone degli Stemmi. Al saluto del Sindaco Mirco Soprani, che si è brevemente soffermato sulla realtà locale e sugli allarmanti dati di “una piaga che fa più vittime degli incidenti stradali e di qualsiasi malattia, tanto che una donna su due subisce una o più molestie a sfondo sessuale nell’arco della vita”, ha fatto seguito l’introduzione di Eliana Maiolini. “La violenza sulle donne è un’emergenza nell’emergenza – ha detto l’assessore provinciale alle pari opportunità -; la Provincia ha già da tempo un protocollo denominato ‘progetto donna’ che prevede come forma di prima assistenza una casa rifugio ed una linea telefonica dedicata. L’impegno trasversale delle donne attivamente impegnate in politica che ha condotto a questa proposta regionale, è la conferma che quando si fa ‘rete’, si forniscono risposte concrete”.  L’analisi dell’assessore regionale Loredana Pistelli è partita dalla constatazione che “nella ricorrenza del centenario dell’8 marzo, numerose battaglie sono state fatte e molti progressi ottenuti, ma tante rimangono le pari opportunità da raggiungere”. I dati di un fenomeno in parte sommerso ma trasversale sono agghiaccianti: in Italia, 14 milioni di donne subiscono violenze di genere, la maggior parte delle quali nella cerchia familiare. “Un problema che nasce dal permanere di un’ansia di dominanza fisica dell’uomo sulla donna – ha spiegato Pistelli – che ci sprona a creare un sistema informativo tale da indurre un processo formativo e un percorso unitario per forze dell’ordine, volontariato e operatori socio-sanitari. In questo senso, la proposta di legge è concreta, fornendo linee guida e indicazioni molto precise. Le donne non sono un oggetto: la loro dignità va tutelata in ambito familiare, lavorativo e sociale”. La prima firmataria, Stefania Benatti, si è poi addentrata nel merito della legge, definendola allo stato attuale una sorta di opera architettonica. “In fase di impostazione, abbiamo scelto di intervenire in maniera mirata sul territorio, laddove nascono le esigenze – ha detto il consigliere regionale -; ci siamo perciò ispirati a criteri di valutazione dell’esistente e dei bisogni, puntando all’ottimizzazione e all’organizzazione delle risorse in modo tale di restituire stabilità, protezione e autonomia a chi ha subìto un sopruso”. Alla discussione, hanno dato un appassionato contributo anche l’assessore ai servizi sociali del Comune Anna Maria Nardella – “i casi di violenza in città si contano sulla punta delle dita, ha detto, ma la percezione è che siano molto più diffusi e non è un caso che il rapporto mondiale delle Nazioni Unite definisca la violenza di genere come il crimine più vergognoso ma anche meno condannato” – ed Antonella Andreoni, responsabile alla relazioni esterne della casa rifugio Zefiro. “I dati di chi si rivolge al centralino 1522 sono in aumento – 113 nel 2007, ha riferito – ed il primo impatto è la richiesta di una consulenza legale prima che psicologica, perché c’è vergogna ad ammettere la prevaricazione. L’esperienza pratica, abbatte poi ogni stereotipo: si subisce violenza a tutte le età, colpisce in maggioranza donne italiane, occupate e di buona cultura”. Le conclusioni le ha tirate la presidente della Provincia Patrizia Casagrande: “Non sei più sola è il titolo più appropriato chi si potesse attribuire a questa serie di incontri – ha detto -; ogni intervento deve partire dalla volontà di evitare che si consumi il dramma ulteriore di vivere nel silenzio e nella solitudine una violenza. Far emergere il sommerso e riconoscerlo come problema sociale dell’intera collettività, è la condizione preliminare per incidere con misure che – al di là della scorciatoia dell’inasprimento delle pene – indaghino anche in senso antropologico sulle cause che scatenano l’istinto alla violenza”.

Lucia Flaùto
Comune di Castelfidardo

Comune di Castelfidardo

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