Regione Marche

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27 Maggio 2008

Reati con l’uso internet: una lezione memorabile
Comunicato

“Ogni giovane italiano trascorre il 26% del suo tempo davanti a un monitor ed il 10% all’aria aperta; nel nord Europa, dove il clima non è altrettanto favorevole, la relazione è inversa. E’ un dato che fa riflettere su ciò che manca ai nostri figli. Non rifiutiamo la tecnologia, perché tornare indietro non si può, ma usiamo intelligenza nel fargliela gestire riappropriandoci del ruolo di genitori – educatori”. Lo spunto che il dott. Maurizio Pierlorenzi, primo dirigente del compartimento della Polizia delle telecomunicazioni delle Marche, ha dato ieri in chiusura di convegno al pubblico che ha seguito il percorso formativo per famiglie “conoscere per prevenire”, apre un mondo di considerazioni. Tanto numerosa quanto attenta la platea che ha partecipato all’ultimo incontro – introdotto dal preside Giri e dall’assessore Bugiolacchi – del progetto sviluppato dall’assessorato alla pubblica istruzione in collaborazione con l’Itis Meucci, i Comprensivi locali, fondazione Carilo, Polizia di Stato e Polizia Municipale. Pierlorenzi e il giornalista Vincenzo Varagona, autore del libro “Pollicino nel bosco dei media”, hanno dato agli interventi un taglio di estremo interesse ed utilità onde prevenire  i reati commessi con l’uso di internet. Alcuni flash. Spamming e fishing: «La posta elettronica è meravigliosa, ma c’è una sorta di grande fratello che ci controlla – ha spiegato Pierlorenzi – che fa entrare anche pubblicità indesiderata, virus come quello relativo a presunte violazioni al codice della strada, cavalli di troia che leggono la memoria del nostro hardware. E’ il sistema che ci ha permesso di scoprire la truffa della Mc Laren ai danni della Ferrari e di sgominare la colonna toscana delle Brigate Rosse. Diffidiamo, poi, delle comunicazioni bancarie che domandano dati personali (fishing) e dei siti di e-commerce se non sono certificati da una stringa con un lucchetto che appare in calce » Ma è illecito anche l’apparentemente più innocuo “pear to pear” utilizzato per “scaricare” musica. «Il passaggio di file da un utente all’altro costituisce un reato – ha spiegato Pierlorenzi – che siamo in grado di individuare tramite l’utenza telefonica: non stupitevi se la Polizia bussa alla porta, sequestra il pc e dà multe salate. E non è vero che resettando, si cancella ogni traccia. Del resto è lo stesso principio che utilizziamo per rintracciare chi scambia materiale pedo-pornografico». Il rischio di “brutti incontri” si insinua anche nelle chat. «Capita che coetanei dialoghino in rete, ma in realtà uno di loro tale non è ed intende spingersi oltre: il profilo psicologico si intuisce dal linguaggio sospettosamente viscido. Cosa può fare un genitore? Bene ha fatto una madre che, fiutato il pericolo, ci ha portato il computer della figlia: esaminandolo e fingendoci utenti siamo risaliti al pedofilo». Una piaga – quella della pedopornografia – dura da estirpare. «Per quanto si indaghi, i siti si moltiplicano e di sesso internet ne offre a volontà. Una volta c’erano le riviste sigillate, oggi navigando si raggiunge di tutto. E allora, invito i genitori a parlare per tempo di amore e sessualità, recuperando la dimensione umana ed educativa». Un appello cui si è unito il giornalista Varagona. «E’ fondamentale lavorare sulla prevenzione come questa Amministrazione sta lodevolmente facendo da tempo – ha detto –, non rimandare il confronto su temi così delicati, siglare un’alleanza scuola / famiglia per accompagnare i figli in ogni fase della vita con un atteggiamento che non sia di controllo ma di confronto. La tecnologia ci fornisce preoccupazioni e potenzialità, vedi il cellulare che ha rivoluzionato le abitudini di vita. Ma il cambiamento va governato, perché se in otto anni il numero di telefonini è triplicato (da 20 a 60 milioni) ed ormai lo regaliamo alla … comunione piuttosto che per i 18 anni, c’è qualcosa che non va e che rischia di inaridire i rapporti personali, come lo squillare continuo che interrompe le relazioni. Non possiamo consegnarci al self-service informatico senza stabilire delle regole”.    

Lucia Flaùto
Comune di Castelfidardo
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