13 Gennaio 2014
Ha raccontato la sua vita, la sua esperienza, con semplicità ed entusiasmo, sfogliandone anche le pagine più drammatiche con un tocco delicato di ironia e simpatia. Una storia che . E fin qui non ci sarebbe “quasi” nulla di straordinario. Senonchè l’autore – tornato da tempo a risiedere nella capitale – nutre un affetto particolare per Castelfidardo di cui descrive luoghi, persone e aneddoti con ricordi vivi e cura del dettaglio: qui ha infatti trascorso 50 anni fa un’infanzia felice seppur da “sfollato” in tempi di guerra fissando nella mente ciò che non può più vedere con gli occhi. Lo scoppio di un ordigno esplosivo maneggiato per gioco ha infatti privato il giovane ed esuberante Elio di un braccio e dei nervi ottici. Un salto nel buio affrontato con grande forza d’animo e coraggio, circondato dall’amore di una famiglia salda e unita: grazie al metodo braille e a un computer con sintesi vocale, Mandolini ha così potuto regalarci un’autobiografia a metà strada tra testimonianza e narrazione “storica”.
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