8 Marzo 2011
L’ennesimo, lungo e accurato, sopralluogo per documentare anche con immagini lo stato dei fatti e renderne partecipe gli Enti competenti: il Sindaco ha effettuato in mattinata una lunga ricognizione di tutti i fossi e i corsi d’acqua del territorio ai fini dell’elaborazione di un dossier che verrà trasmesso alla Provincia di Ancona affinché vengano compiute le opportune valutazioni e adottati i necessari provvedimenti d’urgenza. Una fotografia esatta e completa, compiuta con un gruppo di lavoro composto dal responsabile dell’ufficio tecnico comunale Tommaso Raso, dal comandante della Polizia Locale Franco Gerboni e dal responsabile del gruppo fidardense di protezione civile Carlo Ascani. Oltre a queste operazioni, che potrebbero diventare di routine, l’Amministrazione intende sottolineare che nel 2007 ha approvato in Consiglio il progetto di mitigazione del fosso Rigo; nel 2009, la Regione ha espresso un parere preliminare favorevole; nel luglio dello stesso anno, l’Amministrazione ha sollecitato un parere definitivo della Regione a tutt’oggi mai arrivato. Il post-alluvione impone però anche un’altra precisazione viste le responsabilità attribuite impropriamente all’Amministrazione – riportate sulla stampa odierna – da alcuni componenti del Comitato degli alluvionati. «Comprendiamo la rabbia degli imprenditori che hanno riportato gravi danni – dice Mirco Soprani – ma per chiarezza devo far notare che quanto sostiene Emiliano Ciavattini è inesatto. Si accusa infatti questa Amministrazione di aver reso edificabile nel 2006 l’area nei pressi dei prati di Rigo sottraendo così metri cubi di spazio alle acque dei fossi. Quanto affermato è un falso. Infatti la concessione all’edificabilità di quell’area risale addirittura al 1983, quando l’allora Giunta di centro-sinistra (Dc-Psi-Pri) presieduta dal Sindaco Aurelio Carini (Psi) con assessore all’urbanistica Laura Cianca (Pri), approvò il piano regolatore dell’epoca. E’ una situazione del tutto identica a quella che riguarda la vicina zona di Monte Camillone sulla quale insiste il progetto del parco commerciale. Si vuole insomma attribuire a questa Amministrazione la paternità di una scelta sbagliata che fu invece adottata da quella stessa parte politica che oggi punta il dito».
«Per correttezza – continua il sindaco Soprani – va ricordato che nel 2005 si tentò di revocare quell’edificabilità apparsa ai più un palese errore (od orrore) urbanistico – ma, al pari di Monte Camillone – i pareri legali assunti sconsigliarono di intraprendere percorsi amministrativi che negassero un diritto acquisito venti anni prima: un atto che, se perseguito, avrebbe esposto il Comune a cause di risarcimento milionarie». Nel 2005, dai nuovi proprietari dell’area nel frattempo subentrati, venne unicamente presentato il piano di lottizzazione, i cui lavori iniziarono a cavallo dell’alluvione del settembre 2006 (data citata da Ciavattini). Ma ormai i danni erano stati compiuti.
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